Immagino che molti di voi sapranno della vicenda Noncicledia vs Vasco Rossi ( per chi non ne sapesse nulla, qui c’è un riassunto della vicenda), peraltro terminata “a tarallucci e vino”: Vasco ha ritirato la querela e Nonciclopedia ha riaperto i battenti.
Non sono mai stato un grande fan di Nonciclopedia, trovo che ci siano forme di umorismo e satira più intelligenti e dissacranti, ma perlopiù per l’odio che covo nei confronti del rocker di Zocca, il quale ormai da un paio di mesi è presenza imperante sul web, mi sono iscritto alla pagina fan “salviamo Nonciclopedia”. Uno di quei piccoli, inutili, gesti che si fanno sovente su Facebook.
La questione si sarebbe anche potuta chiudere qui, se non fosse che il gestore della pagina, una volta risolta la questione-Vasco, si è messo a lanciare (deliranti) appelli alla “retecrazia”. Ora, cito testuale:
La Rete ha il valore di popolo, in opposizione ai potenti.
Kratia, da kratos, da cui nasce il nostro crazia, indica la forza.
La Retecrazia è il nostro governo popolare.
Nell’Atene di Pericle fu sperimentata una forma di governo democratico che resterà un modello per la nostra tradizione politica e civile, e su questa base Aristotele, un secolo dopo, attuò la prima grande teorizzazione politica, distinguendo tra la monarchia – il governo di uno solo -, l’aristocrazia – il governo dei migliori, non necessariamente della nobiltà – e la democrazia, intesa come governo di tutti i cittadini.
Ora è l’Era delle Retecrazia.
Libertà, uguaglianza e fraternità, i principi posti alla base.
Diventiamo il primo paese Retecratico!
Per colpa del net-feticismo, ogni giorno si pone l’accento solo sulle pratiche liberanti che agiscono la rete (…) descrivendole come la regola, e implicitamente si derubricano come eccezioni le pratiche assoggettanti: la rete usata per sfruttare e sottopagare il lavoro intellettuale; per controllare e imprigionare le persone (si veda quanto accaduto dopo i riots londinesi); per imporre nuovi idoli e feticci alimentando nuovi conformismi.
La questione non è se la rete produca liberazione o assoggettamento: produce sempre, e sin dall’inizio, entrambe le cose. E’ la sua dialettica, un aspetto è sempre insieme all’altro.
dicksick
7 ottobre 2011
Certamente non si può chiudere un occhio sulle sue ambiguità, ma di certo non si può negare il potenziale di libertà e democrazia insito nella rete. Il fatto che tu hai la libertà di scrivere questo post, e io ho la libertà di commentarlo, senza censure, né grandi occhi a sorvegliarci, è una di quelle possibilità che offre la rete e che, a mio avviso, si avvicinano molto al concetto di vera democrazia (o retecrazia, ma sono in disaccordo sul termine, che nasconde al suo interno molteplici significati).
Vincenzo Maccarrone (Falce)
7 ottobre 2011
Non li nego affatto ( la chiosa finale recita “è ormai quasi superfluo sottolineare il potenziale della rete in termini di circolazione di informazione, conoscenza, di campagne e di lotte politiche “), dico soltanto che, come scrive meglio (e di molto) di me wuming1 (ma d’altronde lui è scrittore), a volte gli eccessi di entusiasmo ci portano a guardare alle sole pratiche liberanti, dimenticandoci di tutto il resto ( il ruolo di Internet in China, per esempio, e il fatto che le corporations vi si siano piegate..).
Spero di essermi spiegato meglio.
Grazie per il contributo.
Roberto Ruocco
7 ottobre 2011
Bel post davvero.
Vincenzo Maccarrone (Falce)
8 ottobre 2011
@roberto, grazie mille, i complimenti fan sempre piacere, specie sul primo post!