Lo stato disastroso del dibattito pubblico nel nostro paese e delle idee che vi vengono impiegate è riassunto in maniera efficace e drammatica da questo video tratto dalla puntata di ieri di Piazzapulita, su La7, che vede confrontarsi Maurizio Gasparri da una parte e Sabina Guzzanti insieme ad alcuni indignados dall’altra.
Da una parte, appunto, un esperto picchiatore verbale, uno che va in televisione con l’unico scopo di disturbare, insultare ed impedire agli altri di parlare. Uno di quelli che, incalzati dal giornalista su un certo argomento, hanno la faccia tosta di tirare in mezzo il loro diritto ad esprimersi e il trattamento preferenziale che si dovrebbe riconoscere loro per il solo fatto di essere stati eletti dal popolo. Su questi due punti il centrodestra in questi anni ha fatto danni enormi.
Un programma televisivo non è una piazza: se qualcuno viene invitato a partecipare ad un programma, non può certo accusare il conduttore di volerlo censurare, visto che è stato proprio il conduttore ad invitarlo. In secondo luogo, bisogna finirla con quest’idea che in televisione si possa parlare quanto si vuole e di quello che si vuole. Il tema lo sceglie il conduttore, così come le domande. è lui il dominus della trasmissione, e può fare quello che vuole: saranno poi gli spettatori a decidere se premiarlo o penalizzarlo. Se Gasparri partecipasse ad un talk show britannico verrebbe cacciato dallo studio dopo pochi minuti.
Il secondo punto è una vecchia fissazione di Berlusconi, l’idea secondo cui chi è eletto dal popolo sia in qualche modo “più uguale” degli altri. Ne ho parlato più volte in passato: è un’idea radicalmente incompatibile con i valori su cui si basano le democrazie occidentali. Se anche questa concezione del potere fosse accettabile (e, come abbiamo detto, non lo è), rimane un fatto: questi signori, a dispetto di quello che dicono, non hanno alcuna legittimazione popolare! Infatti il Governo non è eletto dai cittadini, ma dal Parlamento; quest’ultimo non è legittimato dal voto degli elettori, ma è nominato dai vari partiti grazie all’attuale legge elettorale, il Porcellum, che prevede le liste bloccate: in altre parole non possiamo votare per il candidato che preferiamo, ma solo per il partito.
Se i berlusconiani continuano imperterriti a fare i berlusconiani, non si può dire che chi protesta stia offrendo un’alternativa politica credibile.
La situazione in cui versa il Paese è drammatica, non lo nego, e le proteste degli indignados sono perfettamente comprensibili e condivisibili. Ho però l’impressione che al di là della delusione, della rabbia e della voglia di farsi sentire ci sia ben poco, in termini di proposte. Quando il sindaco di Verona Tosi, nel video, ha chiesto a Sabina Guzzanti quale fosse il loro programma, concretamente, lei ha risposto così:
“noi stiamo studiando, appunto….facciamo dibattiti, convegni, quello che si dovrebbe fare in una democrazia”
Della serie “vedo gente…faccio cose……”.
Al di là delle battute della Guzzanti sull’accento di Tosi (battuta che peraltro non faceva ridere) la sua consistenza politica è pari a zero. Ma quella del movimento che sostiene non è molto maggiore: non è vero che il debito pubblico l’ha fatto l’1% della popolazione. Potrà essere una posizione rassicurante, ma è una posizione errata. Il debito l’hanno voluto tutti, negli ultimi 40 anni. Non possiamo ignorare questo dato.
Per questo non parteciperò alle manifestazioni degli indignados che si svolgeranno domani 15 ottobre. Prendersela con Bankitalia invece che col Governo è folle: come folle è pensare di non pagare il debito. Vogliamo fare la fine dell’Argentina nel 2000? A quanto pare sì, a giudicare dalle parole di una certa Irene, “indignata” in collegamento con Formigli
non mi pare che l’esempio dell’Argentina o di altri paesi abbia dimostrato che il fallimento poi provochi chissà quale problema esagerato
Lorenzo Tondi
Angelica Matacotta
14 ottobre 2011
mi hai preceduta: proprio stamattina stavo approfondendo questo e, appunto, ho deciso che non se ne può più, non si può manifestare con queste premesse. benché avessi pianificato da molto tempo di andare, francamente non me la sento più.
non ho visto piazzapulita ieri, ma c’è una cosa che capisco, anche se magari non la condivido razionalmente. cioè il desiderio di ricominciare da capo. oggi qualcuno guarda con entusiasmo all’argentina perché l’argentina dopo molta sofferenza ha voltato pagina ed è in crescita. devo dire che spesso la sensazione di soffocamento rispetto ad una situazione che ti sembra non poter cambiare in nessun modo rischia di non farti dormire… e il fallimento di default sembra quasi auspicabile.
quello che posso aggiungere è che “il VOSTRO debito non lo paghiamo” è un classico della mentalità italiana. in questo posto è pieno di evasori che si lamentano dei disservizi. e così via.
Lorenzo Tondi
14 ottobre 2011
Hai ragione, il desiderio di ricominciare da capo è perfettamente condivisibile. Però bisogna stare attenti a non fare cazzate. Perché è vero che l’Argentina ora è in crescita, ma per due-tre anni è stata una nazione praticamente al collasso. Perché dovremmo sopportare 3-4 anni di crisi economica pesantissima? Non sarebbe, questo, un modo ancora più doloroso di “pagare” il debito? chiaro che in caso di default il debito non verrebbe pagato, ma si “pagherebbe” caro il suo annullamento, perché per un po’ di tempo sarà impossibile finanziarsi sul mercato dei capitali. L’Argentina dopo la crisi del 2000 è tornata a crescere perché era comunque un paese in via di sviluppo, noi non lo siamo, chi ci assicura che dopo l’eventuale default saremmo in grado di riprenderci? Con quali misure? Adottando quale politica economica? Nessuno degli indignati lo sta dicendo.
Jack Brusco
14 ottobre 2011
la risposta di gasparri a 9.40 mi mette tristezza
Vincenzo Maccarrone (Falce)
14 ottobre 2011
D’accordo su alcune cose, in disaccordo su altre ( specie sulla conclusione: io domani sarò a dublino al corteo). Magari scrivo un post che è più articolato, con più calma.
Gasparri..vabbè
Roberto Ruocco
14 ottobre 2011
Credo il discorso argentino sia anche + complesso. Premesso che la crescita argentina posteriore è stata spaventosa, ma se crolla il debito italiano, chi lo spiega a tedeschi e francesi che non ripaghiamo il nostro debito? Credo saremo gli unici a poter riunire francesi e tedeschi sotto un’unica bandiera dopo 500 anni che stanno a farsi la guerra.
Lorenzo Tondi
15 ottobre 2011
Quello che sembra non importare agli indignati è che una parte consistente del debito italiano è in mano agli italiani stessi. Se facciamo default saremmo quindi i primi a rimetterci. Senza il ricordo al debito peraltro vorrei proprio capire come potremmo finanziare le attività dello Stato: scuola, sanità, etc. è vero che attualmente siamo in pareggio di bilancio, ma l’aumento delle tasse e i tagli effettuati con l’ultima manovra rischiano di tagliare le gambe alla ripresa economica, senza peraltro prospettare alcuna crescita nel lungo periodo, visto che di riforme strutturale non c’è stata l’ombra. Il rischio è quindi che in caso di default l’economia vada in recessione e il gettito fiscale diminuisca. A quel punto come lo finanzi il disavanzo primario, se avendo appena dichiarato default non puoi presentarti nel mercato dei capitali?
Roberto Ruocco
14 ottobre 2011
Comunque al video successivo, de Magistris dà del liberista a Berlusconi. Tanta roba
Lorenzo Tondi
15 ottobre 2011
Si ho visto, e guarda caso De Magistris è uno di quelli che hanno più feeling con gli indignados.